Puoi chiedere alcuni mesi di maternità dopo il parto per poterti prendere cura del tuo bimbo? Ecco come funziona.
In Italia, la maternità continua a generare penalizzazioni strutturali nel lavoro femminile. Il 62,3% delle madri tra i 25 e i 54 anni risulta occupata, contro il 91,9% dei padri. Il divario si amplia con l’arrivo dei figli. Ogni nascita può comportare riduzione di orario, part-time forzato o dimissioni.
Oltre il 70% delle dimissioni volontarie dei neogenitori riguarda le madri. I motivi sono assenza di servizi per l’infanzia, orari incompatibili e carichi di cura non condivisi. La maternità viene ancora percepita come ostacolo alla continuità lavorativa.
Le madri single sono le più esposte. Senza una rete familiare o istituzionale, affrontano isolamento, precarietà e rischio di esclusione. La maternità in contesto monogenitoriale richiede misure specifiche. Puoi avere maggiore respiro per te e per il tuo bambino senza perdere il lavoro?
L’Italia è al 96° posto su 146 per partecipazione femminile al lavoro e al 95° per divario retributivo. La maternità incide su carriera, salario e stabilità. Ogni figlio può diventare leva di esclusione se non supportato da servizi, congedi equi e cultura condivisa. Cosa succede?
La natalità in decrescita
Nel 2025, il tasso di natalità ha registrato un nuovo calo. L’età media al parto è salita a 32,6 anni. Le donne posticipano la maternità per timore di perdere il lavoro o di non riuscire a rientrare. Cosa dicono gli ultimi dati?
Il rapporto evidenzia che più di una donna su quattro è a rischio di lavoro a basso reddito. La maternità, in assenza di politiche efficaci, diventa leva di impoverimento. Ogni madre che lascia il lavoro per mancanza di alternative è una sconfitta collettiva. Come fare per tutelare la tua salute e il lavoro?

Come funziona
In un video pubblicato come post sul profilo Instagram @caporussodavide lo scorso 26 ottobre, Davide Caporusso rivela: “Maternità fino a 7 mesi dopo il parto. Ebbene sì, tanti di voi credete che la maternità si possa richiedere solo per 3 mesi dopo il parto“.
L’esperto rivela un caso che ti permette di prenderti cura di te e del tuo bambino. Caporusso spiega: “Ma se tu lavoratrice hai delle possibilità di subire dei danni, dei rischi a livello fisico, se fai un lavoro che comporta una limitazione dal punto di vista anche semplicemente del movimento, valuta appunto di poter rientrare in questa categoria“. Se ci sono rischi per il bambino, l’esperto conclude: “Bisognerà presentare distanza tramite l’ispettorato e dopodiché ti verrà riconosciuta la maternità prorogata fino a 7 mesi dopo il parto“.
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