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10 Luglio
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    Scherzo telefonico a Giorgia Meloni: come è stato possibile ingannare la sicurezza di Palazzo Chigi?

    I comici russi Vovan e Lexus hanno ingannato la sicurezza di Palazzo Chigi, riuscendo a parlare con Giorgia Meloni tramite un'email e una telefonata, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni a livelli governativi e la necessità di rafforzare i protocolli.

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    La recente beffa telefonica ai danni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, orchestrata dai comici russi Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, noti come Vovan e Lexus, ha sollevato interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni a Palazzo Chigi. Come è stato possibile che un duo comico superasse le difese che circondano la premier riuscendo a fare uno scherzo telefonico a Giorgia Meloni?

    Infiltrazione delle difese

    Il primo contatto con le istituzioni è avvenuto sicuramente tramite email (con successive telefonate), una procedura abbastanza normale che precede un contatto formale tra due leader. Successivamente, è stata fissata la telefonata incriminata. Tuttavia, quando si tratta di scambi di comunicazioni che coinvolgono un Presidente del Consiglio, di solito scatta una sorta di dossieraggio che ha come obiettivo capire chi sia la persona interessata al colloquio, l’oggetto del medesimo e se sia utile o rischioso sostenere la conversazione. La domanda che sorge, e che si è fatto anche il Corriere della Sera, è se i comici siano stati molto fortunati o abbiano avuto un appoggio importante e ‘istituzionale’ dall’esterno.

    Scherzo telefonico a Giorgia Meloni: smentita di collusioni con i Servizi Segreti

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    Vovan e Lexus hanno smentito qualsiasi legame con i servizi segreti russi o stranieri, durante un’intervista con la Repubblica, affermando di non essere agenti segreti. Hanno preferito non rivelare come sono entrati in possesso del numero giusto e chi li ha aiutati, per non mettere nei guai le persone coinvolte.

    “Preferiamo non rivelare come siamo entrati in possesso del numero giusto e nemmeno chi ci ha aiutato. Non vogliamo mettere nei guai le persone che sono state coinvolte. Palazzo Chigi sa com’è successo. O almeno spero. Se non lo sa, vuol dire che ha un problema di sicurezza. È stata Meloni a chiamarci all’orario concordato. Non è l’ufficio della premier ad avere colpe. Siamo noi i colpevoli che sappiamo fare il nostro lavoro. Non siamo in contatto con i servizi né russi né stranieri. E men che meno, siamo agenti segreti“.

    Responsabilità e conseguenze

    Da Palazzo Chigi filtra molto riserbo su chi potrebbe essere il responsabile di ciò che è accaduto. Tuttavia, la responsabilità sembra essere stata attribuita allo staff diplomatico della premier. Nel mirino potrebbero finire la consigliera d’Ambasciata Lucia Pasqualini e il Consigliere diplomatico Francesco Talò. Quest’ultimo, che andrà in pensione fra qualche mese, potrebbe assumere la presidenza dell’Ispi al posto di Giampiero Massolo.

    Scherzo telefonico a Giorgia Meloni: riflessioni finali

    Questo episodio solleva questioni importanti sulla sicurezza delle comunicazioni a livelli governativi e sulla necessità di rafforzare i protocolli per prevenire simili incidenti in futuro. La facilità con cui i comici hanno ingannato le segreterie e lo staff di Palazzo Chigi pone in evidenza la necessità di una revisione e un potenziamento delle misure di sicurezza.

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